Spesso quando parlo dello sviluppo dei plugin di Flatoress o in generale dello sviluppo di un sito web dico sempre qualcosa riguardante gli hook, che però non sono un concetto noto a tutti, perciò ho deciso di fare questo post di spiegazione.
Innanzitutto un programma o uno script possono essere divisi in blocchi (più o meno grandi), come inizializzazione, preparazione del contenuto, output del contenuto, chiusura delle risorse utilizzate (connessioni al database etc…).
Lo scopo degli hook è di poter inserire dinamicamente una porzione di codice (per esempio una funzione) in questi blocchi, infatti hook in italiano vuol dire gancio. Talvolta gli hook possono anche sostituire i comportamenti di default di un programma.
Gli hook sono praticamente ciò che rende un programma estendibile.
Per esempio grazie agli hook si può commutare da un sistema di indirizzi che si basa su variabili GET ad un sistema di indirizzi basato sul mod_rewrite più SEO-compatibile: si inserisce una funzione che all’inizializzazione dei parametri “raccoglie” gli URL riscritti e poi si usa un altro hook per creare i link.
Usano gli hook anche grandi progetti come Wordpress o Dokuwiki.
Le caratteristiche pratiche dal punto di vista della programmazione degli hook sono:
- presenza di funzioni che permettono di aggiungerli, modificarli, rimuoverli o eseguirli
- un sistema di priorità per eseguire delle porzioni di codice prima o dopo di altre
- la possibilità di essere chiamati molte volte
- la possibilità di poterne creare di nuovi dinamicamente
Un primordiale sistema di hook è abbastanza semplice da implementare: è una lista di callback da eseguire. Perciò, per esempio, basta creare un array multidimensionale: nel primo array si inserisce la priorità per chiave e il valore un array con il nome delle funzioni da chiamare (per esempio, in PHP tramite call_user_func
).
Spero di essere stato il più chiaro possibile, altrimenti fatemelo sapere via commento.