Non scrivo molto spesso sulla musica, ma non posso lasciar scappare quest’occasione, ne avrò una simile, e probabilmente ancora più grande e importante, solo fra 10 anni.
Il 24 marzo 1973 fu pubblicato The Dark Side of The Moon e da allora è diventato un simbolo.
Un simbolo della musica del 20° secolo, una pietra miliare che tutti, anche a chi non piace questo genere, in qualche modo conoscono. Non c’è generazione che non lo conosca.
Un concept album spettacolare che parla della pazzia umana e lo fa in un modo talmente stupendo che a parole non si può descrivere: solo ascoltandolo lo si può capire.
Io l’ho conosciuto fin da piccolo piccolo poiché ogni tanto mio padre lo ascoltava. Rimanevo affascinato in particolar modo dagli intro di Time e di Money. Ovviamente non ne capivo il contenuto.
L’ho ripreso in seguito, quando potevo apprezzarlo meglio, e da allora è uno dei miei album preferiti.
Il potere suggestivo che ha quest’album, basato anche sulla variazione che c’è tra le varie canzoni, è enorme: è capace di evocare tantissime immagini diverse.
Se mi chiedessero una lista di pochi album da salvare dalla distruzione della musica sicuramente The Dark Side of The Moon sarebbe tra questi.
Ovviamente è d’obbligo ringraziare tutti gli autori di quest’opera meravigliosa, Pink Floyd in primo luogo ma anche tutti coloro che hanno contribuito nella realizzazione. Spero che il successo avuto in questi anni continui anche in futuro perché è tutto meritato.